Sala del Duecento e del Trecento

La Sala fu realizzata intorno al 1386 e ospitò dal 1452 la biblioteca del palazzo dei Proposti (poi palazzo Vescovile). Vi sono esposti resti di polittici a fondo oro, dipinti, sculture e oreficerie provenienti da chiese pratesi, dal XIII agli inizi del XV secolo. c Volta e lunette della sala conservano resti della decorazione a monocromi con Dottori della Chiesa e Santi (Antonio di Minato, 1452).

SCULTORE TOSCANO, Testa di Cristo (1220-30)

All’interno del ricco fregio variopinto opera di Matteo Torelli, l’allievo e collaboratore di Lorenzo Monaco che eseguì la parte decorativa del corale, è il grande riquadro con Santo Stefano in trono, eseguito, come le altre miniature figurate (tra queste una notevole Natività), da Rossello Franchi, artista che si accostò allo Stile Internazionale, e fu capo di una fiorente bottega a Firenze.La scena mostra richiami a Gherardo Starnina e Lorenzo Monaco nella grafica eleganza e nella raffinatezza cromatica, ma risente anche del plasticismo del Ghiberti nella figura centrale. Sotto il riquadro è riccamente miniato dal Torelli l’Etenim, inizio dell’antifona per la festa di santo Stefano, patrono di Prato, mentre nel fregio sottostante il Franchi dipinse il profeta Zaccaria (che – come Stefano – fu lapidato).

GIROLDO DI IACOPO (Como o Lugano, notizie 1252-1284), Madonna col Bambino tra i santi Michele, Pietro e Paolo, e l’abate Benvenuto (1262 ca)

L’altorilievo in arenaria proviene dalla Badia di Montepiano (Vernio), dove costituiva forse parte dell’ambone (la struttura destinata alla liturgia della Parola). Giroldo, operante a lungo in Toscana, firma e data l’eccezionale scultura che, pur basata sulla tradizione bizantina e sulla formazione lombarda dell’artista, mostra un più aggiornato plasticismo gotico (si vedano il movimento del turibolo dell’arcangelo o le pieghe delle vesti) e una dimensione classica, monumentale, nelle vigorose figure, che riporta a Nicola Pisano e al suo pulpito del Battistero di Pisa. Il committente, l’abate Benvenuto, si fece raffigurare, piccolissimo (le proporzioni rispecchiavano l’importanza “morale” delle figure), inginocchiato ai piedi della Vergine.

PITTORE FIORENTINO DI AMBITO ORCAGNESCO, Madonna col Bambino (1365 ca)

La piccola tavola proviene da San Paolo a Carteano, e presenta una raffinata composizione, equilibrata e sintetica, con un’attenta descrizione dei preziosi tessuti e figure morbidamente tornite dal fuso chiaroscuro: la Vergine, che ricambia serenamente lo sguardo di chi la osserva, e il Figlio, che gioca con un cardellino, richiamo alla Passione (la tradizione vuole che si fosse macchiato di sangue togliendo una spina della corona che trafiggeva Cristo crocifisso). L’inconsueto fondo scuro deriva dall’uso di una doratura a mecca su lamina d’argento – che si è poi ossidata – al posto della più costosa foglia d’oro. Accostato al Maestro di San Lucchese, per altri opera di artista pistoiese, il dipinto mostra richiami a Maso di Banco e alle opere migliori di Iacopo di Cione.

GIOVANNI TOSCANI(Firenze, 1372 circa – 1430), San Giacomo e sant’Antonio abate e San Matteo e san Giovanni Evangelista (1415 ca)

I due pannelli a tempera su tavola sono tra le opere più antiche attribuite al cosiddetto Maestro della Crocifissione Griggs, poi identificato da Bellosi con Giovanni Toscani, e costituiscono le parti laterali di un polittico proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo del Carmine, a Prato. Al centro di questo polittico doveva trovarsi quasi certamente la Madonna col Bambino che si conserva oggi nel Museum of Art di Philadelphia. Le due coppie di santi – caratterizzate dall’imponente solidità e dall’accentuazione delle mani, grandi e allungate, e dei piedi – mostrano ricordi di Iacopo di Cione, probabile maestro del Toscani, e di Niccolò Gerini (gli Evangelisti della Cappella Migliorati in San Francesco, a Prato), ma richiamano soprattutto a Gherardo Starnina, e alle novità dello Stile internazionale, nelle ombre morbide e fuse dei volti, nel cromatismo succoso e raffinato, e nell’elegante ritmo gotico delle pose e delle fluide vesti, con pieghe morbide e ampie (che trovano assonanze anche con Lorenzo Monaco).

LORENZO Di NICCOLÒ (Firenze, 1342-1411), Annunciazione (1410 ca)

Il dipinto a tempera su tavola fu commissionato dal notaio Antonio de’ Toffi per un altare di San Lorenzo a Pizzidimonte, come indica l’iscrizione. L’opera appartiene alla fase più tarda dell’artista, per l’allungamento delle figure e la resa di volumi e panneggi, che aggiornano il fondamento neogiottesco (derivato all’artista dal suo maestro, Niccolò Gerini) del dipinto. Nella sintetica composizione, caratterizzata dal colore terso e brillante, la vicenda è narrata dal colloquio di sguardi tra le figure. L’angelo – luminoso nella veste rosata e nelle ali multicolori – sostiene il ramo di gigli (simbolo dell’amore puro) ed è inginocchiato all’esterno della semplice casa; la Madonna, sorpresa dall’annuncio, ha aperta davanti al grembo la pagina della bibbia con la profezia di Isaia (7, 14), sulla vergine che concepirà e partorirà l’Emanuele (Dio con noi). Verso di lei scende la colomba, simbolo dello Spirito Santo, scaturita dalla mano destra di Dio (segno della sua potenza creatrice e del suo amore).

ALTRI AUTORI

Tra le altre opere esposte nella sala del Duecento e del Trecento ricordiamo una tavola con la Madonna del parto, opera di artista fiorentino del 1320 circa, uno dei primi esempi di questo raro soggetto; una raffinata, consunta Madonna col Bambino, scultura lignea del 1320-30 caratterizzata dall’accentuazione ritmica della linea dei panneggi; i resti di un polittico del Maestro di Mezzana (Madonna col Bambino e S. Pietro del 1340 ca), ispirati a Bernardo Daddi, e altri due pannelli di polittico dipinti da Giovanni Bonsi: San Giacomo e San Giovanni Battista (1370 ca). Interessanti ancora una piccola Madonna col Bambino e dodici santi (fine del XIV secolo) del fiorentino Maestro Francesco, e una Crocifissione (1400 ca), attribuita a Cenni di Francesco. Una vetrina ospita un Antifonario miniato del 1270-1280, insieme a importanti Croci astili e Calici in rame dorato con smalti, della fine del XIV-inizi del XV secolo.

Menu