sala del ‘600

La Sala del Seicento, contigua al chiostro romanico, mostra parte della struttura medievale in filaretto di alberese; vi sono collocate soprattutto pale da altare (le più grandi provengono dagli altari barocchi della Cattedrale, demoliti nell’Ottocento) e argenterie del XVIIXIX secolo.

MATTEO ROSSELLI (Firenze, 1578-1650), Santa Cecilia (1615-20)

La luminosa, monumentale Santa Cecilia si caratterizza per l’aristocratica eleganza della figura, dal contenuto patetismo, e per il ricco cangiantismo delle vesti. La tela, che ornava in origine la Compagnia di San Pietro a Iolo, П opera felice, più volte replicata, di Matteo Rosselli e della sua bottega. L’artista, uno dei maestri della pittura fiorentina del Seicento, eseguì varie tele per chiese del territorio pratese (S. Domenico; S. Maria Maddalena a Tavola -poi spostata in San Francesco a Bonistallo -; S. Giovanni Battista a Montemurlo).

MARIO BALASSI (Firenze, 1604-1667) CARLO DOLCI (Firenze, 1616-1686), Il martirio di San Lorenzo (1665-1670)

Nel 1665 il fiorentino Mario Balassi, allievo del Ligozzi e del Rosselli, e collaboratore del Passignano, ebbe l’incarico di dipingere la pala per la Cappella Manassei in Cattedrale; l’artista, che aveva lavorato a Roma e Venezia, e per le corti di Vienna e di Firenze, eseguУ vari dipinti per Prato (altar maggiore di S. Maria della Pietà, una pala per San Francesco – ora nel Museo Civico – varie tele per il palazzo Comunale), caratterizzati dal deciso luminismo e da influssi della pittura veneta e romana. L’artista realizzò la complessa, affollata scena col martirio di Lorenzo, lasciandola però interrotta alla sua morte. L’opera fu terminata entro il 1670 dal celebre Carlo Dolci (come riporta l’iscrizione sulla graticola del Santo); a quest’ultimo artista si possono accostare i personaggi in primo piano: l’elegante carnefice all’estremitИ sinistra e buona parte della estatica, morbida figura del Santo, modellata dalla luce.

CARLO DOLCI (Firenze, 1616-1686), L’Angelo custode (1670-75)

La pala fu commissionata per la cappella dell’Assunta in Cattedrale dalla congrega detta degli Angeli Custodi, formata da cento sacerdoti, ed è fra i più riusciti esempi della pittura “devota” di Carlo Dolci, forse il pittore più rappresentativo del Seicento fiorentino. Nella scenografica ma calibrata composizione, il bellissimo bambino, esitante, sembra chiedere aiuto all’angelo, il quale gli indica la scelta fra la via più comoda, che conduce alla perdizione, e quella più aspra, che porta alla vita eterna. Eccezionali brani di lirica raffinatezza e sensibilità mostrano gli incarnati alabastrini del fanciullo, la veste preziosa dell’angelo, o i tulipani e anemoni del fondo.

ALESSANDRO FRANCHI (Prato, 1838-Siena, 1914), Trasporto della salma di santo Stefano (1865)

La tela, con elaborata cornice neorinascimentale, fu dipinta per la cappella dei Cai dal noto pittore pratese, allievo del Mussini all’Accademia di Siena e eccezionale disegnatore. Il dipinto (dono della famiglia Pecci) è tra le opere più personali e sentite dell’artista, per l’originalità della composizione, con suggestivi effetti di luce, per le figure ricche di nobiltà e per il taglio – quasi “cinematografico” – della scena, che avvicinano il dipinto alle contemporanee esperienze francesi di Hippolyte Flandrin, allievo di Ingres.

COSIMO MERLINI (Bologna, 1580-Firenze, 1641), Calice (1635 ca)

Realizzato per la chiesa di San Bartolomeo di Prato da uno dei più abili argentieri granducali, l’originalissimo manufatto ha struttura formata da simboli eucaristici (il nodo è un grappolo d’uva, la base è ornata da spighe), utilizzati dall’artista anche in un calice di Luco di Mugello e una pisside nel Museo dell’Impruneta (Firenze), del 1637.

ALTRI AUTORI

Tra le altre opere della sala, una bella pala del fiammingo Livio Mehus, con San Pietro d’Alcantara che comunica santa Teresa (1683), caratterizzata dal misticismo sofferto e sensuale e dall’accentuato luminismo, un efficace Visione di San Francesco, bozzetto dell’Empoli per il controsoffitto del duomo di Livorno (1619), una Samaritana al pozzo (1630 ca) vicina a Iacopo Vignali, una Visione di san Pio V (1675), opera giovanile di Bartolomeo Bimbi, e un frammento di una pala di Pier Dandini, con Sant’Antonio da Padova (1679).

ARGENTI SACRI

Una vetrina ospita inoltre importanti argenti sacri. Tra questi un elegante ostensorio di Lorenzo Loi (1730), un Crocifisso da altare opera delle botteghe granducali della fine del Seicento, una bella legatura di Messale (Adriano Haffner, 1753), e vari calici, tra i quali uno, raffinatissimo, del fiorentino Antonio Mazzi (1738), e uno napoletano, riccamente traforato (1744).

Menu